Conferenza UE e Balcani Occidentali: intervento presidente Fassino

26-04-2021 17:48 -

GD - Roma, 26 apr. 21 - Questo l'intervento introduttivo dell'on. Piero Fassino, presidente della Commissione Esteri della Camera, all'odierno seminario interparlamentare su "I Balcani occidentali: tra multipolarismo e processo di integrazione europea".
«A nome della Camera dei Deputati buongiorno a tutti e grazie di essere partecipi di questa Conferenza interparlamentare dedicata alle relazioni tra i Balcani occidentali e l’Unione Europea. Ringrazio il presidente della Camera on. Fico che con il suo saluto ha voluto sottolineare l’importanza con cui il nostro Parlamento guarda ai Balcani Occidentali. E ringrazio il presidente David Sassoli che con il suo messaggio testimonia dell’impegno con cui il Parlamento Europeo segue la integrazione europea dei Balcani occidentali. Ringrazio il Commissario Varhely e i rappresentanti delle istituzioni europee e regionali che parteciperanno ai nostri lavori. E ringrazio il ministro degli Esteri Di Maio che concluderà la conferenza. E infine vorrei ringraziare tutti i miei colleghi presidenti delle Commissioni parlamentari Esteri che hanno accolto l’invito a essere protagonisti di questo momento di confronto.
Abbiamo convocato questa conferenza perché riteniamo che la integrazione europea dei Balcani occidentali sia una priorità non solo per l’Italia - da sempre fortemente legata ai Paesi della regione - ma una priorità strategica dell’agenda europea e che sia necessario imprimere una accelerazione ad un cammino che, se troppo lungo, rischia di frustrare aspettative e far riemergere antichi conflitti.
Quando 26 anni fa con la pace di Dayton si mise fine alle guerre balcaniche, la comunità internazionale indico’ nella integrazione nelle istituzioni euro-atlantiche l’obiettivo strategico per dare stabilità e sicurezza ai Balcani e alle nuove nazioni sorte sulle ceneri della Jugoslavia. Un impegno assunto formalmente dall’Unione Europea con il Consiglio Europeo di Salonicco.
L’ingresso della Slovenia e dei Paesi dell’Europa centrale nel 2004 suscitò nei Balcani l’aspettativa di una rapida integrazione; aspettativa alimentata anche dalla decisione della NATO di aprire le sue porte ad alcune nazioni della regione.
Le cose non sono andate così. La crisi economica che ha colpito l'Europa dal 2008 al 2015 e le molte turbolenze vissute in questi anni dall'Unione Europea - da Brexit alle divergenze sulle politiche di bilancio, dalla crisi ucraina alla emergenza migranti - hanno via via dilazionato nel tempo l'accoglimento delle nazioni balcaniche. Certo, le istituzioni europee hanno ribadito costantemente l’obiettivo dell’integrazione dei Balcani occidentali e sono state messe in campo iniziative di cooperazione regionale - dall’Ince alla IAI, dall’Eusair al Processo di Berlino - per accompagnare e preparare l’integrazione.
Tuttavia, sarebbe un errore sottovalutare i sentimenti di delusione e frustrazione suscitati dal decorrere del tempo. In questi giorni circola nelle cancellerie europee un non paper anonimo che propone di scardinare i delicati equilibri del post Dayton, scambiare territori, tracciare nuovi confini riconsegnando i Balcani ai nazionalismi che già tante tragedie hanno provocato in quelle terre. Nessuno ha rivendicato la paternità di quella proposta, ma il solo fatto che sia stata messa in circolazione deve suonare come un campanello di allarme.
Per secoli ciascun popolo balcanico ha pensato il suo futuro contro il vicino. L’integrazione europea offre la possibilità di ribaltare questa visione sollecitando ogni nazione dei Balcani a costruire il proprio futuro insieme al vicino. Grazie all’integrazione la Serbia può legarsi all’Europa, sanando le ferite del ‘99; Skoplje e Atene hanno messo fine a un conflitto che durava da trent’anni e nella stessa direzione Pristina e Belgrado, grazie alla mediazione europea, potranno normalizzare i loro rapporti. E l’integrazione europea è essenziale per consentire alla Bosnia Erzegovina di consolidare la sua identità statuale pluricomunitaria, sempre esposta a rischi di separazioni.
Non solo, ma sollecitati dalle richieste dell’Unione europea, tutti i paesi della regione saranno spinti a realizzare le riforme in materia di stato di diritto, indipendenza della magistratura e dell’informazione, lotta alla corruzione, tutela delle minoranze. Riforme necessarie per superare l’aspra conflittualità che spesso turba la vita politica interna di quei Paesi. Ma tutto ciò rischia di essere vanificato se al cammino dell’integrazione non si offrono tempi conclusivi certi.
Serve insomma un cambio di passo e un’accelerazione del processo di integrazione dei Balcani occidentali con una road map che preveda la ripresa dei negoziati avviati con Montenegro e Serbia, la convocazione delle Conferenze intergovernative per avviarli con Albania e NordMacedonia, il riconoscimento alla Bosnia-Erzegovina dello status di candidato e l’indicazione di una prospettiva per il Kossovo. Un cambio di passo è tanto più necessario per far fronte alle sfide comuni: per sconfiggere Covid19 i Balcani occidentali devono essere parte dello spazio europeo di approvvigionamento dei vaccini.
I programmi europei su green economy, digitalizzazione, ricerca e innovazione, modernizzazione infrastrutturale devono essere riferimento anche per il rilancio economico dei Paesi dei Balcani occidentali.
Così come il “Nuovo patto per le migrazioni e l’asilo” proposto dalla Commissione Europea deve coinvolgere i paesi della regione, facendoli uscire dai drammi della rotta balcanica.
Peraltro le tante turbolenze che percorrono il Mediterraneo orientale e la crescente presenza nella regione di altri attori internazionali - dalla Cina alla Russia, dalla Turchia agli Emirati arabi - sollecitano un pieno coinvolgimento dei Balcani nella Politica estera e e di sicurezza europea.
Peraltro la scelta del Presidente Biden di rilanciare un solido rapporto transatlantico sollecita a un’accelerazione della integrazione dei Balcani per coinvolgerli pienamente.
E tutto ciò rende evidente la necessità che la conferenza sul futuro dell’Europa coinvolga pienamente classi dirigenti e opinioni pubbliche di Balcani, facendoli così sentire da subito parte integrante dell’Unione Europea
Si tratta, insomma, di assumere i Balcani occidentali come una priorità dell’agenda europea, responsabilità delle istituzioni europee e dei Governi, ma anche dei Parlamenti nazionali che - raccogliendo la sollecitazione più volte espressa dal Parlamento Europeo - devono sostenere e accompagnare il percorso di integrazione europea dei Balcani occidentali, passaggio decisivo nel completamento di quel grande disegno perseguito dall’89 ad oggi che è l’unificazione dell’Europa in nome di valori di pace, libertà, democrazia, equità sociale, parità di genere, promozione umana», ha concluso Fassino.


Fonte: Redazione