Putin vuole pesare sulla politica estera Ucraina in funzione anti NATO

20-04-2021 17:10 -

GD - Roma, 20 apr. 21 - Si era parlato di esercitazioni, ma in realtà le truppe russe schierate ai confini con l'Ucraina sono vere provocazioni di Vladimir Putin nei confronti della NATO. Ad accelerare la decisione del presidente russo era stata la ripresa delle tensioni tra le forze di Kiev ed i separatisti filorussi ed i conseguenti scontri militari di qualche settimana fa tra le due parti che hanno fatto saltare la tregua dello scorso mese di luglio siglata tra l'Ucraina e la Russia dopo sei lunghi anni durante i quali la regione separatista del Donbass a maggioranza russa, nell'Ucraina orientale, è stata teatro di una guerra silenziosa ma che ha provocato migliaia di morti.
Quel fuoco, infatti, ha continuato a covare sotto cenere e Mosca ha approfittato degli ultimi incidenti per rinforzare i militari russi posizionati lungo la linea di 427 chilometri dopo il precedente cessate il fuoco.
Certo, nessuno può credere ad una esercitazione militare fatta con 80 mila soldati, che negli ultimi giorni - secondo la stima di vari osservatori - sono diventati 150 mila, con veicoli corazzati, carri armati e artiglieria, metà dei quali schierati lungo la frontiera ucraina orientale e l'altra metà in Crimea.
La preoccupazione degli USA e della NATO riguarda il timore di una violazione della sovranità territoriale dell'Ucraina che rappresenta un pezzo consistente del gioco geopolitico in quella importante area. La questione della dichiarazione di indipendenza e di adesione della Crimea alla Russia avvenuta nel 2014, prima ancora dello svolgimento del referendum sull'autodeterminazione, ha costituito un precedente pericoloso e gli USA non hanno mai sottovalutato le mire espansionistiche di Mosca che, di fatto, hanno voluto smembrare l'Ucraina.
Alla luce di quegli eventi è più che legittimo il sospetto che le sollecitazioni dell'Ucraina per un suo ingresso nell'Alleanza Atlantica abbiano messo in allarme Putin. Secondo gli analisti, infatti, l'atteggiamento di Mosca più che offensivo sarebbe preventivo perché Putin non può in alcun modo consentire di ritrovarsi accerchiato a casa propria dagli insediamenti militari NATO.
L'intenzione della Russia potrebbe, quindi, essere effettivamente quella di fare pressioni sull'Ucraina per costringerla ad attuare gli accordi di Minsk del 2015, seguiti ai combattimenti nella regione del Donbass, che prevedevano la concessione da parte dell'Ucraina di maggiori poteri ed autonomia alle regioni separatiste di Doneck e Lugansk, che si erano nel frattempo autoproclamate Repubbliche Popolari indipendenti.
L'Ucraina dopo la Crimea si era sentita spogliata anche di questi territori e non ha mai rispettato quel protocollo ed anzi ha tentato più volte di riprenderne il controllo.
Tuttavia, rimane forte il timore che Mosca, con il pretesto di proteggere i residenti russi nella zona, voglia prendere il controllo sulle autoproclamate Repubbliche. Anche se sarebbe più conveniente per Putin che l'Ucraina diventasse uno Stato federale, nel quale si dovrebbero riconoscere anche le regioni di Doneck e Lugansk.
In questo modo potrebbe aumentare la sua influenza sul Parlamento ucraino avendo degli alleati al suo interno e far pesare le scelte di questi ultimi sulla politica estera ucraina.
In ogni caso, il rispetto di quegli accordi è stato richiamato da Putin anche nella telefonata di qualche giorno fa con il nuovo presidente USA, Joe Biden.
In attesa dell'incontro tra i due, che dovrebbe svolgersi in un Paese terzo, il 19 aprile i 27 ministri degli Esteri dell'Unione Europea si sono riuniti in video conferenza alla quale è stato invitato anche il ministro degli Esteri ucraino. Nella riunione è stato chiesto di elaborare un piano per contenere la presenza delle truppe russe e proposto di imporre nuove sanzioni contro la Russia.
Anche la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, nei giorni scorsi ha ribadito la necessità da parte di tutti di rispettare gli accordi di Minsk. Considerato che ogni tentativo dell' OSCE Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa volto ad istituire un cessate il fuoco duraturo è stato vano, ove nelle prossime ore non si dovesse trovare una soluzione condivisa per disinnescare le tensioni, l'escalation potrebbe essere inevitabile e con esiti imprevedibili .
Le dichiarazioni dei leader europei si fanno sempre più pressanti a sostegno dell'Ucraina e in difesa della sua integrità territoriale, mentre la Gran Bretagna ha annunciato l'invio nelle prossime settimane di due navi da guerra nel Mar Nero.
L'appello alla pace di Papa Francesco che ha manifestato “grande inquietudine”, rappresenta la grande preoccupazione che in queste ore si vive negli ambienti diplomatici che stanno facendo sforzi per cercare una soluzione politica della crisi. Il muro contro muro non paga e occorre lavorare per far prevalere le ragioni della pace e della convivenza.
L'auspicio è che le celebrazioni della Pasqua Ortodossa, che si svolgeranno la prima settimana di maggio, siano l'occasione per stemperare gli animi e raffreddare le tensioni.
La soluzione politica, si spera, dovrebbe invece arrivare dall'incontro tra Biden e Putin che al momento non è stato ancora convocato, anche se, dopo l'incidente telefonico tra i due, qualche speranza arriva dall'annuncio a sorpresa del presidente russo di partecipare giovedì in videoconferenza al Vertice internazionale sul clima.

Franco Torchia
analista di geopolitica


Fonte: Franco Torchia