Giordania: amb. Cassese, «preoccupa incrinatura stabilità per regione»

06-04-2021 19:42 -

GD - Amman, 6 apr. 21 - La raffica di arresti di funzionari vicini alla Casa reale giordana, tra cui spicca l'ex principe ereditario e fratellastro di re Adballah II Hamzah bin Hussein, «lascia aperti interrogativi e incrinature che ci preoccupano, in un Paese come la Giordania di cui tutti noi sosteniamo la stabilità e la permanenza di un equilibrio che è essenziale per tutto il Medio Oriente». Ma che allo stesso tempo, «per l'emergenza Covid» e per i «dieci anni di crisi regionali», è «un Paese sotto pressione» che ha dato «una grande prova di resilienza». A parlare è l'ambasciatore italiano ad Amman, Fabio Cassese, in una conversazione con l’agenzia Adnkronos sugli ultimi sviluppi giordani.
«L'azione dell'Italia e dell'Unione Europea è quella di sostenere la stabilità della Giordania, che è fondamentale», ha proseguito il diplomatico, aggiungendo che «quelle delle ultime ore sono vicende che si prestano a molte dietrologie e molte ipotesi, a volte fantasiose e a volte più concrete. Ma la realtà dei fatti è che si è ricomposta questa frattura che è personale e familiare più che politica». Una crisi causata da «rivalità e ambizioni» che ha visto protagonista il principe Hamzah, che «ha un profilo più profilato e visibile rispetto alla tradizione di unità e coesione della Casa reale, ma anche in senso positivo. È un personaggio vicino alla popolazione». Una crisi superata con «la tradizione della mediazione tipica della famiglia reale giordana».
Quando cita le dietrologie, l'amb. Cassese si riferisce alle ipotesi circolate in questi giorni di un ruolo saudita nella recente crisi. «Non si comprende quali possano essere gli interessi a destabilizzare un Paese come la Giordania che non è ovviamente una minaccia per nessuno, ma è anzi una garanzia di stabilità. Nessuno dei Paesi vicini ha un interesse strategico a metterla in discussione. Per cui se ci sono stati episodi che sono stati anche evocati dalle autorità giordane sono più da ricondurre a interessi particolari più che a una vera e propria strategia geopolitica che non avrebbe senso nel momento in cui tutti hanno interesse che la Giordania sia stabile e che continui nel suo percorso di riforme e di relativa stabilità e progresso, che mantiene anche rispetto ad altri Paesi dell'area», ha spiegato il diplomatico italiano.
«La preoccupazione», ha detto l’amb. Cassese, «è soprattutto in questo periodo di emergenza per il Covid: molto spesso si sottovaluta l'impatto che un'emergenza come questa può avere in Paesi terzi, ma in Giordania come in altri ha un impatto fortissimo sia economico, sia sociale. Ci sono tensioni, la popolazione è stressata da dieci anni di crisi regionali che circondano il Paese, dalla Siria all'Iraq. Per non parlare della questione israelo-palestinese. È un Paese sotto pressione che miracolosamente, grazie anche alla capacità dei governanti rimane un'oasi di stabilità», ha proseguito.
«Nei Paesi in cui c'è un equilibrio così fragile da nutrire e da sostenere, l'impatto dei lockdown, della crisi economica che ne deriva è stato particolarmente forte in Giordania», ha aggiuno l'ambasciatore, ricordando che «il Paese ha dovuto accogliere milioni di rifugiati e i mercati di sbocco sono chiusi per la crisi e per le guerre».
In tutto questo «la Giordania rappresenta una grande prova di resilienza», ma forse non è un caso che le rivalità e le ambiziosi siano emerse proprio in mezzo a questa situazione di crisi della pandemia dove c'è più fragilità, più attenzione da parte degli apparati di sicurezza», ha concluso l’amb. Cassese.


Fonte: Adnkronos