Nella partita a tre la Cina gioca furbescamente a carte coperte
17-09-2025 08:00 - Opinioni
GD - Roma, 17 set. 25 - Perché non si deve sopravvalutare l'alleanza degli autocrati.
Fonte: Ciro Maddaloni
Alcuni osservatori internazionali, opinionisti, giornalisti e soprattutto molti europei “filo-Putiniani”, “anti-Occidentalisti”, “anti-USA” e anti-NATO”, hanno attribuito una grande rilevanza politica all’immagine che ha catturato il leader cinese Xi Jinping, il presidente russo Vladimir Putin e il leader nordcoreano Kim Jong per la grande parata militare il 3 settembre 2025 a Pechino; evento organizzato per celebrare l'80° anniversario della vittoria della Cina nella guerra di resistenza contro l'aggressione giapponese e nella Seconda Guerra Mondiale.
I tre autocrati, nonostante una lunga storia di reciproca diffidenza, hanno dato prova di unità contro Washington. Il messaggio dietro questa scena accuratamente orchestrata era inequivocabile: la Cina è al centro di un blocco anti-occidentale in ascesa, mentre gli Stati Uniti sono alla deriva, divisi al loro interno, vacillanti all'estero e respinti dai loro rivali.
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, non ha nascosto ciò che vuole da ciascuno dei tre leader: un accordo di pace con Putin per porre fine alla guerra in Ucraina, un patto commerciale con Xi per riequilibrare le relazioni economiche tra Stati Uniti e Cina e un vertice con Kim per rilanciare la diplomazia in stallo nella penisola coreana.
I tre autocrati, nonostante una lunga storia di reciproca diffidenza, hanno dato prova di unità contro Washington. Il messaggio dietro questa scena accuratamente orchestrata era inequivocabile: la Cina è al centro di un blocco anti-occidentale in ascesa, mentre gli Stati Uniti sono alla deriva, divisi al loro interno, vacillanti all'estero e respinti dai loro rivali.
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, non ha nascosto ciò che vuole da ciascuno dei tre leader: un accordo di pace con Putin per porre fine alla guerra in Ucraina, un patto commerciale con Xi per riequilibrare le relazioni economiche tra Stati Uniti e Cina e un vertice con Kim per rilanciare la diplomazia in stallo nella penisola coreana.
Ma tutti e tre hanno respinto le sue proposte. Invece di impegnarsi secondo i termini di Washington, Kim, Putin e Xi stanno ora unendo le forze a Pechino, ostentando non solo la loro crescente volontà di sfidare la leadership statunitense, ma anche la loro capacità di farlo in modo concertato.
Al di là di questa immagine di facciata, che tipo di partnership si può instaurare tra il colosso demografico, economico, tecnologico e industriale cinese con la Corea del Nord e la Russia; due Paesi falliti, qualsiasi sia l’ambito che si vuole considerare?
La sola cosa che, per il momento, accomuna i tre Paesi (a cui si aggiunge, in parte, anche l’India) è un allineamento tattico che non si basa sulla fiducia o su valori condivisi, ma su rivendicazioni e necessità comuni. La storia dimostra che non sono mai stati, e non sono tuttora, veri alleati. Ciascuno di essi rimane “diffidente” nei confronti di una possibile trappola e non è disposto a subordinare i propri interessi nazionali a quelli degli altri, lo vediamo tutti i giorni con l’atteggiamento di Putin che si illude ancora di poter vincere la guerra in Ucraina.
Altro aspetto importante da considerare è che ciascuno di questi Paesi, soprattutto l’India, non possono rinunciare ai loro rapporti con gli Stati Uniti. Questo è un vantaggio degli Stati Uniti che l’Amministrazione Trump non deve trascurare e che deve convogliare a favore degli Stati Uniti e dei Paesi occidentali.
L'ultima volta che Cina, Corea del Nord e Russia si sono allineate così strettamente è stato durante la guerra di Corea, che si è conclusa male per tutti. Kim Il Sung, il nonno dell'attuale leader nordcoreano, invase la Corea del Sud con il sostegno sovietico e cinese. La scommessa fallì. La Corea del Nord è oggi lo stato fallito che tutti conoscono, isolato dal resto del mondo, povero, con la popolazione che sopravvive in uno stato di semi indigenza; mentre la Corea del Sud, che si è allineata ai Paesi occidentali, conosce oggi uno sviluppo economico, tecnologico e industriale come pochi altri Paesi al mondo.
Per Pechino, la guerra di Corea ha offerto una lezione che fa riflettere: allinearsi con partner instabili, come Pyongyang e Mosca, per solidarietà ideologica può comportare costi enormi e generare passività a lungo termine.
Oggi, trent'anni dopo la “fine della guerra fredda”, i tre autocrati hanno trovato nuovamente una causa comune nel tentativo di erodere il potere e l'influenza di Washington, anche sbandierando la bandiera dei BRICS che continua ad allargarsi, come se il Sud Africa o il Laos siano in grado di aggiungere qualcosa in questo scenario (a parte rappresentare potenziali mercati di sbocco per le merci cinesi in eccesso).
L'immagine di unità accuratamente orchestrata in realtà nasconde vecchie divisioni e una diffidenza latente.
Al di là di questa immagine di facciata, che tipo di partnership si può instaurare tra il colosso demografico, economico, tecnologico e industriale cinese con la Corea del Nord e la Russia; due Paesi falliti, qualsiasi sia l’ambito che si vuole considerare?
La sola cosa che, per il momento, accomuna i tre Paesi (a cui si aggiunge, in parte, anche l’India) è un allineamento tattico che non si basa sulla fiducia o su valori condivisi, ma su rivendicazioni e necessità comuni. La storia dimostra che non sono mai stati, e non sono tuttora, veri alleati. Ciascuno di essi rimane “diffidente” nei confronti di una possibile trappola e non è disposto a subordinare i propri interessi nazionali a quelli degli altri, lo vediamo tutti i giorni con l’atteggiamento di Putin che si illude ancora di poter vincere la guerra in Ucraina.
Altro aspetto importante da considerare è che ciascuno di questi Paesi, soprattutto l’India, non possono rinunciare ai loro rapporti con gli Stati Uniti. Questo è un vantaggio degli Stati Uniti che l’Amministrazione Trump non deve trascurare e che deve convogliare a favore degli Stati Uniti e dei Paesi occidentali.
L'ultima volta che Cina, Corea del Nord e Russia si sono allineate così strettamente è stato durante la guerra di Corea, che si è conclusa male per tutti. Kim Il Sung, il nonno dell'attuale leader nordcoreano, invase la Corea del Sud con il sostegno sovietico e cinese. La scommessa fallì. La Corea del Nord è oggi lo stato fallito che tutti conoscono, isolato dal resto del mondo, povero, con la popolazione che sopravvive in uno stato di semi indigenza; mentre la Corea del Sud, che si è allineata ai Paesi occidentali, conosce oggi uno sviluppo economico, tecnologico e industriale come pochi altri Paesi al mondo.
Per Pechino, la guerra di Corea ha offerto una lezione che fa riflettere: allinearsi con partner instabili, come Pyongyang e Mosca, per solidarietà ideologica può comportare costi enormi e generare passività a lungo termine.
Oggi, trent'anni dopo la “fine della guerra fredda”, i tre autocrati hanno trovato nuovamente una causa comune nel tentativo di erodere il potere e l'influenza di Washington, anche sbandierando la bandiera dei BRICS che continua ad allargarsi, come se il Sud Africa o il Laos siano in grado di aggiungere qualcosa in questo scenario (a parte rappresentare potenziali mercati di sbocco per le merci cinesi in eccesso).
L'immagine di unità accuratamente orchestrata in realtà nasconde vecchie divisioni e una diffidenza latente.
A differenza di Pyongyang e Mosca, Pechino cerca di rimodellare l'ordine globale senza incendiarlo. Il suo obiettivo è indebolire l'influenza degli Stati Uniti senza recidere completamente i suoi proficui legami con l'Occidente. La Cina ha offerto a Mosca un’ancora di salvezza economica e ha fornito prodotti industriali che possono avere il così detto “dual use” che hanno contribuito a sostenere la guerra del Cremlino in Ucraina. Lo ha fatto finora solo perché il solo prezzo pagato finora è un limitato danno di reputazione con i Paesi occidentali. Fondamentalmente, la guerra tra Russia e Ucraina non ha ancora rappresentato una minaccia diretta alla sicurezza o alla stabilità economica della Cina. Se la situazione dovesse cambiare, ad esempio per l’imposizione di vere sanzioni e blocchi alle importazioni di prodotti cinesi, allora il calcolo di Pechino potrebbe mutare rapidamente.
La realtà, che troppi analisti si ostinano ad ignorare, è che sotto la superficie permane una rivalità profonda tra Mosca e Pechino. Nel mese di giugno il quotidiano “New York Times” ha riportato che già dal 2023 la Cina ha pubblicato nuove mappe geografiche ufficiali che utilizzano i nomi storici cinesi per quelle regioni e città che durante la Dinastia Qing facevano parte della Cina e che sono state occupate e incorporate dalla Russia.
L'agenzia di intelligence interna russa definisce la Cina "il nemico" e nutre preoccupazioni riguardo allo spionaggio cinese. Questo perché all'interno della Russia persiste il timore che Pechino nutra ambizioni territoriali in Siberia e nell'Estremo Oriente russo.
La realtà, che troppi analisti si ostinano ad ignorare, è che sotto la superficie permane una rivalità profonda tra Mosca e Pechino. Nel mese di giugno il quotidiano “New York Times” ha riportato che già dal 2023 la Cina ha pubblicato nuove mappe geografiche ufficiali che utilizzano i nomi storici cinesi per quelle regioni e città che durante la Dinastia Qing facevano parte della Cina e che sono state occupate e incorporate dalla Russia.
L'agenzia di intelligence interna russa definisce la Cina "il nemico" e nutre preoccupazioni riguardo allo spionaggio cinese. Questo perché all'interno della Russia persiste il timore che Pechino nutra ambizioni territoriali in Siberia e nell'Estremo Oriente russo.
A Mosca sanno bene che negli ultimi anni gli investimenti e i lavoratori cinesi hanno “invaso pacificamente” queste zone, per esplorare le risorse naturali che potranno essere sfruttate per le industrie cinesi.
La “cinesizzazione” della Russia sta avvenendo anche in un modo inaspettato: il forte squilibrio di genere, risultato di decenni di politica del figlio unico per il contenimento della natalità (abolita nel 2016), in Cina ci sono decine di milioni di giovani maschi che non riescono a trovare moglie. Finora hanno provveduto (in minima parte) le ragazze coreane, sposando giovani cinesi (ricchi).
Adesso si aprono in Russia nuove opportunità per i giovani cinesi di conquistare la Russia “con amore”.
Adesso si aprono in Russia nuove opportunità per i giovani cinesi di conquistare la Russia “con amore”.
Ciro Maddaloni
Esorto di eGovernment internazionale
Fonte: Ciro Maddaloni