Come ha sottolineato l'Ambasciatore Francesco Saverio Nisio nel suo intervento introduttivo, l'Italia è in prima linea in Europa dopo l'importante aggiornamento del coordinamento nazionale sulla sicurezza cibernetica e lo scambio di buone prassi in materia di tecnologie applicate alla sicurezza nazionale rappresenta una chiave operativa cardine nelle relazioni bilaterali tra Paesi amici, in cui la tutela della collettività si coniuga con la cooperazione industriale e scientifica.
Nel corso del Forum moderato da Luigi Martino, Direttore del Centro Studi per la sicurezza cibernetica e le relazioni internazionali dell'Università di Firenze, i relatori italiani Paolo Prinetto, ordinario al Dipartimento di automazione e informatica del Politecnico di Torino e Direttore del CINI Cybersecurity National Laboratory, Roberto Setola, ordinario al Campus Bio-Medico di Roma e Direttore del master di secondo livello in Homeland Security, Marco Tulliani, Global Chief Security Officer dell'Engineering Group, e Alessia Valentini, Cybersecurity consultant, business development & Advisor del Gruppo Daman, hanno presentato una valutazione circa alcune strutture strategiche presenti in Italia in termini di cyber-reattività agli attacchi reali e potenziali, condividendo i risultati maturati nel corso di collaborazioni con attori pubblici e privati che hanno implementato soluzioni specifiche a seguito di minacce informatiche.
Da parte ceca sono intervenuti Lukáš Pimper, Czech Cyber Attaché a Bruxelles, Miroslav Sučík, Manager del Dipartimento di sicurezza dell'ospedale Militare di Praga, Pavel Minařík, Chief Technology Officer del Flowmon Networks e Petr Chmelař, Chief Research Officer di GreyCortex. Gli esperti cechi hanno presentato dei software innovativi per la sicurezza delle reti, ponendo l'accento sulla duplice natura dei sistemi di protezione informatica: da un lato estremamente complessi per chi tenta azioni di hackeraggio, dall'altro semplici e funzionali per l'utente finale.
Da un'analisi della casistica ceca è emersa la funzione estorsiva dei virus ransomware impiegati per paralizzare le attività degli ospedali. Quando i tentativi di ricatto sono stati neutralizzati, gli hacker hanno approfittato dell'accesso a sistemi ormai compromessi per rubare dati sensibili e rivenderli sul deep web.
L'iniziativa si è tenuta in formato online con numerosi partecipanti connessi e ha costituito anche un momento di dialogo produttivo tra istituzioni, aziende e mondo accademico.