Del resto quale logica economica farebbe di Putin un illuminato fornitore di gas se non ricevesse soldi in cambio? Dite: signori di Bruxelles: quale imprenditore europeo sarebbe contento di continuare a vendere il suo prodotto senza più ricevere soldi in cambio?
Quindi, applicando questa logica le conseguenze della sanzione finanziaria ricadrebbero in proporzione maggiore sui Paesi come l'Italia o la Francia o la Germania, cioè i grandi Paesi dell'Europa, che hanno grandi volumi di scambi con la Russia. Non a caso, infatti, possiamo sottilmente osservare che la proposta è stata caldeggiata per esempio dall'Olanda, un Paese che di gas ne ha abbastanza perché lo esporta e, quindi, nell'immediato non sarebbe colpito.
Ecco perché dico che occorre un grande statista europeo: non possiamo continuare con le soluzioni esoteriche ideate da qualche cancelleria del Nord Europa senza tenere conto della realtà di tutto il sistema economico politico e sociale europeo.
Vengo poi all'Italia: sarebbe coraggioso e necessario che Mario Draghi, così come ha risolto l’emergenza vaccinazioni con il Generare Figliuolo - rispetto alla inconcludenza precedente - nello stesso modo incarichi un “Generale Figliuolo”, affinché prenda in mano nel nostro Paese nell'immediato, cioè da esattamente domani mattina, la gestione dell’emergenza energia.
Le azioni sono le seguenti: primo, ripristino immediato dei pozzi di estrazione di gas ovunque questi in siano questo momento in condizione “non erogante” e siano in grado di ripristinare un flusso di produzione nazionale, indipendentemente da qualsiasi vincolo o legge regionale o peggio ancora qualsiasi costrizione data dal Titolo Quinto.
Questo sarebbe un grande gesto: far ritornare la politica energetica completamente in mano nazionale, esattamente come Figliuolo ha fatto ritornare la politica sanitaria completamente in mano nazionale, data l'inerzia e l’incapacità dell'azione regionale sul territorio.
Secondo, negoziare forniture di carbone per almeno due anni garantite dalle fonti principali internazionali a prezzo bloccato, per rimettere in funzione le 7 centrali a carbone in questo momento ferme in Italia punto con tutta la logistica del trasporto marittimo necessario.
Terzo eliminare qualsiasi potere locale di interdizione sulle capacità di esplorazione e estrazione di risorse naturali nel nostro territorio.
Quarto, immediata predisposizione di rigassificatori galleggianti: basta prendere un paio di navi che hanno la tecnologia per la rigassificazione e ancorarle in un porto vicino a un ingresso della rete di gasdotti nazionali, con il potere di effettuare contratti di medio termine di fornitura di gas liquefatto da fonti alternative, garantiti per almeno tre anni.
Infine, l’isolamento della Russia nel suo territorio economico, cioè il mercato energetico. Uno statista come Draghi sarebbe l’unico in Europa ad avere la autorevolezza di attuare un'azione diplomatica europea per dialogare con l'Opec e riportarlo ad essere Opec invece che Opec plus, cioè sganciare il processo decisionale dell'Opec dalle negoziazioni con la Russia.
Occorre immediatamente negoziare forniture per tutta l'Europa di incremento di petrolio da parte dei paesi Opec al posto delle forniture russe a prezzi negoziati per il prossimo biennio.
Questo sarebbe un punto fondamentale perché in tale momento il prezzo del petrolio come si sa è determinato a livello quotidiano e al massimo settimanale. Occorrerebbe invece negoziare con i Paesi del Golfo Persico che hanno in questo momento una capacità produttiva aggiuntiva e inutilizzata di almeno 2 - 3 milioni di barili al giorno, la sicurezza della fornitura e negoziare l'utilizzo di questa capacità aggiuntiva garantita per il prossimo biennio. A questo piano, si accoderebbero volentieri anche i piccoli produttori di Shale oil americani.
In questo modo, allora, sostituendo le forniture di gas con produzione nazionale e di petrolio con produzione del Golfo Persico rispetto a quelle russe allora sì che potremmo portare Putin a più miti consigli.
il resto è ipocrisia della diplomazia europea impotente o rischio di tornare tutti a casa, fabbriche chiuse, senza energia e senza lavoro.
VI immaginate un altro lockdown della nostra vita senza neanche l’elettricità per chattare? No grazie.
Carlo Andrea Bollino
Professore di economia
Università degli Studi di Perugia