Nella fattispecie avrebbero dato alle autorità due nomi falsi e non quello dell’ambasciatore e del militare per facilitare i premessi degli uffici locali, per di più richiesti non nei tempi previsti dai protocolli ONU. Inoltre i due funzionari non avrebbero avvertito la Monusco del viaggio dell’ambasciatore con un preavviso di cinque giorni, anche qui come previsto, cosa che avrebbe permesso di garantire una scorta adeguata e mezzi blindati. Avrebbero anche dato false rassicurazioni a Iacovacci, il quale aveva chiesto maggiore protezione e l’utilizzo di mezzi blindati. Avrebbero insomma “omesso, per negligenza, imprudenza e imperizia” ogni “cautela idonea a tutelare l’integrità fisica dei partecipanti alla missione PAM che percorreva la strada RN2 sulla quale, negli ultimi anni, vi erano stati almeno una ventina di conflitti a fuoco tra gruppi criminali ed esercito regolare”.
I due funzionari del PAM rischiano ora una condanna per omicidio colposo.
Nel frattempo continuano le indagini delle autorità congolesi per risalire agli autori dell’omicidio. Un testimone del villaggio di Kibumba ha raccontato che, dopo l’uccisione dell’autista Mustapha Milambo, Attanasio e Iacovacci erano stati rapiti e condotti nella foresta, ma che da lì a poco i banditi si erano imbattuti nelle guardie forestali, e che nel conflitto a fuoco i due italiani erano stati colpiti.
Le autorità congolesi hanno individuato nel capo della banda “Aspirant” l’autore materiale degli omicidi, e in gennaio le autorità congolesi hanno arrestato alcuni giovani membri della banda, coinvolti nei fatti, ma l’assassino resta ancora ricercato.
Attanasio era a Kinshasa dal 2017 come consigliere di legazione e poi come capomissione, e dal 2019 come ambasciatore. Sensibile alle emergenze sociali del continente africano, era moto attivo in programmi di aiuto promossi dalla Comunità di Sant’Egidio.
Guido Keller
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