Interverranno Maria Teresa Carbone, giornalista e coordinatrice di "Alfabeta2"; Claudia Mattogno, architetto e docente alla facoltà di ingegneria della Sapienza; Filippo Lambertucci, architetto e docente alla facoltà di architettura della Sapienza.
Figura singolare ma quanto mai attuale, Lina Bo Bardi è stata partecipe di due modernità dall´una e dall´altra sponda dell´oceano, confluite in una visione "popolare", e in quanto tale politica, dell´architettura intesa come una sapiente mescolanza di forme e materiali della vita quotidiana, tra rigore razionalista e espressività delle culture particolari, nel solco di un interesse da lei coltivato nel corso dell´intera vita.
In Brasile, Lina ha elaborato la sua poetica dell´arquitetura pobre: un´architettura semplice che è prima di tutto un´opera collettiva e non soltanto un oggetto artistico. Al centro ci sono interrogativi quali il senso dell´architettura come fatto della società e la missione dell´architetto, intellettuale umanista, che ha il compito di costruire case e edifici per le persone e per farle abitare bene.
Già in Italia, del resto, Lina si era occupata di una forma di architettura vicina alla gente e in particolare alle donne. I progetti di interni pubblicati su Domus e su Stile, la rubrica sulla casa da lei curata per il settimanale femminile Grazia, un´amica al vostro fianco, gli articoli di arredamento apparsi sulle riviste di moda e cultura Bellezza, Vetrina e negozi, Cordelia, sono stati delle tappe per la maturazione di un pensiero che in Brasile ha trovato la condizione ideale per diventare edificio.
Nelle sue opere – da quelle più note, la Casa de Vidro, il Museo di Arte di São Paulo, il Solar de Unhão di Salvador de Bahia, il Sesc-Pompeia, a quelle minori ma non meno importanti, come le chiese e i teatri – emerge un´idea di architettura come arte collettiva.